Meta Doctor is the best Doctor. Come ogni show che accumula centinaia di puntate, anche Doctor Who ogni tanto ha bisogno di ammettere la propria natura di prodotto audiovisivo d’intrattenimento e informare i suoi protagonisti che sono parte di una storia di finzione. Nel corso dei decenni abbiamo avuto diverse rotture della quarta parete, per esempio con la lezione del Dodicesimo Dottore sul bootstrap paradox, ma già il Primo Dottore, nel primo christmas special della serie, faceva un brindisi rivolto al pubblico. Lux però fa un passo ulteriore, perché non ammette solo l’esistenza del pubblico ma anche quella del fandom. Questo è sicuramente l’elemento più rilevante dell’episodio, ma prima parliamo di tutto il resto.
L’episodio in generale funziona, ha il giusto livello di camp che si può pretendere da un mostro/cartone animato degli anni 50. La struttura è la più classica, col Dottore che arriva “per caso” in un posto, scopre un’anomalia e si mette a investigare, promettendo di salvare i salvabili. I personaggi secondari sono credibili nei limiti del loro ruolo usa e getta, e il mistero iniziale per scoprire la natura della minaccia è abbastanza interessante.
Mi ha convinto meno il fatto che il nemico si riveli essere un altro “dio di qualcosa”, componente di quel pantheon di forze cosmiche personificate che è iniziato ai tempi di The Giggle, è proseguito con Maestro e con Empire of Death, e che a quanto pare continua a essere l’arco orizzontale di queste due stagioni. Non sono un fan di questa idea, intanto perché avevo avuto tutta l’impression che Sutekh fosse il boss finale di questo pantheon, e che battuto alla fine della stagione precedente avessimo archiviato la cosa (peraltro in modo disastroso). Se invece ci sono altre divinità che ancora possono arrivare a sfidare il Dottore, quel finale diventa ancora meno rilevante di quanto già appariva all’epoca. Ma oltre a questo, mi preoccupa che ogni nuovo nemico ora possa essere un dio, quindi una creatura ultraterrena megapotente (che poi comunque viene battuta a fine episodio) piuttosto che una semplice creatura/entità. Mi sembra un’inutile innalzamento dell posta in gioco, che poi puntualmente verrà delusa perché sappiamo che RT Davies non sa mantenere l’hype. Per dire, questa storia avrebbe funzionato benissimo se Lux fosse stato solo “luce senziente” invece di “il dio della luce”.
Apprezzabile nel corso dell’episodio anche la dinamica tra il Dottore e Belinda, che continuano ad avere un rapporto con un fondo di attrito, con Bel che vuole solo tornare a casa dalla sua famiglia e non ha intenzione di fermarsi per le avventure. Per forza di cose sappiamo che le avventure ci dovranno essere, ma per quanto possibile nel frame (pun intended) della serie mi auguro che questo conflitto si mantenga vivo e non venga dimenticato subito, per tornare solo nel finale. In ogni caso la coppia mi sembra ben assortita, molto meglio di quanto lo era quella Dottore/Ruby, e Belinda è convincente e tridimensionale (wink wink) nel suo ruolo. La prima companion che mi piace dai tempi di Bill. (Sigh).
Venendo alla scena in cui il Dottore esce dallo schermo per finire di fronte al gruppo di spettatori di Doctor Who, quando ho capito cosa stava succedendo stavo già roteando gli occhi al soffitto, ma devo riconoscere che la cosa è stata gestita abbastanza bene. Forse un po’ troppo fanservice, con tanti inside joke rivolti alla community, e riferimenti al fatto che la serie ormai viene data per morta da molti (anche perché ancora non si parla di una terza stagione). Non credo che questo aspetto verrà ripreso in seguito, perché sarebbe davvero complicato da integrare retroattivamente nella serie, peggio ancora del Timeless Child o di Sutekh, quindi mi auguro che Doctor Who come show nell’universo di Doctor Who non venga mai più nominato.
Per questa stessa ragione, eviterò anche stavolta di commentare la comparsa di Mrs. Flood a fine episodio, che per la prima volta si trova fuori dalla sua epoca. Proprio perché non mi fido di Davies e dubito che possa concludera in modo soddisfacente, preferisco fingere per ora che non esista, fino a quando sarà inevitabile parlarne.
Tutto sommato comunque un episodio discreto, che non era facile quando si sceglie di fare una storia metanarrativa, per cui si merita un buon voto 7.5/10.