Un’altra mesata abbastanza variegata, e sto continuando a mantenere dei buoni ritmi di lettura. Non so per quale ragione, non voglio soffermarmi ad analizzare l’anomalia, me la tengo finché dura.
Il primo è uno di quegli indefinibili libri pubblicati da déclic, e siccome è difficile da definire figurati parlarne. Il ibro della natura e del continuo è una “raccolta di testi”, meglio di così non saprei come dirlo. Mario Corticelli mette insieme delle… frasi che hanno come tema generale animali, boschi, piante, fenomeni atmosferici. Detta così sembra che sia il temino delle medie, ma si vede che c’è capacità nel gestire le parole, con frasi e idee che ricorrono e acquisiscono valore a ogni istanza. Non c’è un significato, un messaggio, almeno niente che io abbia ricavato, ma questo non vuol dire che non abbia senso. Mi ha fatto il rinfrescante effetto di una ripulitura mentale, come un clistere al cervello. Lo dico con la massima soddisfazione, giuro.
Sono tornato poi nell’Oceano Rosso di Han Song, con il secondo volume pubblicato da add che aggiunge alla storia le sezione “il passato del nostro passato” e “il futuro”. Se il primo volume raccontava della vita nell’oceano del futuro degli uomini-pesce e poi di miti e leggende di questo nuovo mondo, questo volume inizia con una serie di racconti che illustrano in maniera abbastanza comprensibile come si arriva a quel futuro. Tutto poi viene buttato al maiale dall’ultima parte, che racconta il futuro ma che in realtà è la spedizione di esploratori cinesi che arrivano in Portogallo, molto prima che l’Europa attraversasse l’Atlantico. Quindi si inizia a dubitare che sia davvero il futuro, come dichiarato, e che quello che sembrava il futuro lo sia davvero, e in retrospettiva si reinterpeta anche quanto letto nelle due sezioni del primo volume. Quello che rimane costante è la ferocia con cui buona parte dei protagonisti si oppone agli altri, e se c’è qualcosa da imparare è il disorientamento totale della nostra specie. Ne rimane un’opera che sa di mito fondativo, di non si sa bene quale popolo, ma che insiste anche sulla inevitabilità e ricorsività della storia. A un certo punto ho smesso di cercare i nessi causali, e questo mi ha fatto apprezzare di più in prospettiva anche il primo libro. Voto: 8/10
Questa non ve l’aspettavate. Che io potessi leggere una biografia/saggio su Arnold Schwarzenegger, cioè, voglio dire, qui si parla di libri, di fantascienza, cosa c’è di più lontano di sta tamarrata. Eppure. Il libro di Fabrizio Patriarca (pubblicato da 66th and 2nd) è stata un’esperienza insolita ma appagante. In Pumping Arnold, Patriarca affronta Schwarzenegger come figura fuori del tempo, ne racconta la storia per confermare sempre di più la stratificazione della sua icona, che è prima quella di body builder, poi di attore, di star, di politico. Il modo in cui il corpo umano, spinto alle sue più estreme capacità da body builder come lui, riesce a trascendere la fisicità e diventare puro concetto è ipnotizzante. La lettura mi ha fatto nascere un inatteso rispetto per i body builder, o i culturisti, almeno per quelli che lo fanno in maniera consapevole. Il racconto di Schwarzenegger è inframezzato dalle vicende dell’autore durante la stesura dello stesso libro, con i personaggi che frequentano la sua palestra e le conversazioni con l’editor, in una forma ricorsiva di autofiction che però non sa esaltazione di sé come autore. La verità è che non me l’aspettavo nemmeno io, ma questo libro, sospeso tra biografia e autobiografia, pompadavvero. Voto: 8/10
Avatar è una delle molte raccolte di Future Fiction dedicate alla fantascienza di una particolare nazione/territorio, in questo caso l’India. I temi trattati sono principalmente l’infocrazia, la bioingegneria, i confini tra la politica e l’etica. Autori e autrici per lo più a me sconosciuti, a parte Vandana Singh, ma le storie sono risultate tutte di buon livello e accessibili, i riferimenti culturali non così difficile da cogliere. Devo dire che non c’è nessun racconto che mi abbia sorpreso particolarmente, forse in alcuni casi le tematiche trattate erano “calde” quando sono stati scritti ma riletti adesso a distanza di qualche anno si è persa l’avanguardia. Voto: 7/10
Perdute le figlie è il secondo romanzo di Lindsey Drager pubblicato da Zona 42, dopo quella bomba atomica che è stato L’archivio dei finali alternativi (in realtà questo è stato scritto prima). Avevo alte aspettative visto che quello era stato il mio libro preferito assoluto del 2024, e devo dire che non sono rimasto deluso, anche se l’archivio rimane comunque per me migliore, anche sicuramente per questioni di sensibilità personale. Invece di fratelli qui si parla di padri e figlie (femmine), con una prima parte che racconta del rapporto tra un padre ricercatore e una figlia che diventerà artista, in un mondo che forse è futuro ma è soprattutto allegorico; a questo racconto si incastrano le storie di padri che hanno perso le figlie (morte o scomparse), che si sostengono a vicenda in un gruppo di auto-aiuto. Al cuore della storia c’è un particolare tipo di “perdita”, e il modo in cui si cerca di affrontarla, il modo in cui un padre può continuare a ricordare e onorare sua figlia anche quando non c’è più. Anche qui Drager gioca con il testo, con la pagina, con le ripetizioni, con le citazioni. La sua scrittura è ipnotica, e io vorrei saper scrivere così, ma so che non ci riuscirò mai. Lacrime incluse. Voto: 9/10
Altro libro di Zona 42 ma perché avevo bisogno di una lettura maneggevole durante un viaggio (non mi ricordo quale) e quindi ho afferrato Eros Philia Agape, che se non siete tont+ come me avete già capito che sono tre forme diverse d’amore. Questa novella di Rachel Swirsky infatti parla proprio di quello, a partire da un robot (ma potremmo dire “replicante”, perché appare del tutto umano) costruito per essere il compagno di una donna sola, e della figlia che decidono di avere. La storia ripercorre, non in ordine cronologico, l’inizio e l’evoluzione di questa relazione, fino alla sua conclusione, e si porta dietro domande sulla natura dell’amore, soprattutto quando le creature che unisce sono diverse (umani, robot, pappagalli). Voto: 7.5/10